Nuovo Umanesimo e Misericordia

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UMANESIMO DIGITALE 9-13 NOVEMBRE

Quale contributo può dare la misericordia al nuovo umanesimo? Questo l’argomento di Radio Spazio Noi inBlu. Ad affrontarlo con Filippa Dolce, il regista Pasquale Scimeca e il professore Giuseppe Savagnone, direttore centro diocesano per la pastorale della cultura di Palermo.

Nei suoi interventi, Pasquale Scimeca sottolinea come “misericordioso” sia l’appellativo  che tutte le religioni riservano a  Dio, l’elemento fondante che collega l’uomo al divino. Da dove ripartire per costruire un nuovo umanesimo? Probabilmente dalla frase più famosa del Vangelo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Qui  è racchiusa l’essenza Cristianesimo, una verità che prescinde dalla storia, da cui ripartire per costruire un’idea nuova con radici antiche. Bisogna essere consapevoli del fatto che non può esistere umanità senza spiritualità: essere misericordiosi significa mettere al primo posto il perdono e l’aiuto agli altri, non solo materiale.
La misericordia sarà, significativamente, il tema del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco per il prossimo 8 dicembre. Con questo importante appuntamento, Papa Francesco ha voluto chiamare la Chiesa come testimone, in grado di leggere e interpretare i bisogni del nostro tempo: è questo sentimento che unifica il mondo della conoscenza e l’immensità dell’universo, e ci rende consapevoli della scintilla divina che c’è in noi.
Con la sua seconda enciclica, “Laudato si'”,  Papa Francesco scrisse una giusta premessa al Giubileo straordinario. Un documento che è un riferimento a San Francesco, ma anche al tema dell’umanesimo. Quella che ha scritto il Poverello di Assisi è una vera e propria canzone, che parla dell’uomo con la natura. Al centro c’è la madre terra, non solo colei che dà cibo, ma l’elemento mistico, sacro. Il problema centrale sta proprio nel fatto che l’uomo ha dimenticato il proprio rapporto con la natura e che invece deve reimparare a concepire il creato non come una risorsa da sfruttare ma come un bene da curare. Altro tema di riflessione è stato sulla famiglia nel nuovo umanesimo. L’uomo inizia a vivere e a costruire il proprio sé partendo dal nucleo familiare, che è la base della costruzione della società. Da lì nascono anche le prime forme di spiritualità: un tempo, l’adorazione degli antenati era strettamente legato al concetto di continuità. Al tempi di Gesù, inoltre, i cugini erano detti “fratelli” e la famiglie era costituita da più nucleo. Oggi questo sistema non esiste più, ma la famiglia è ancora la base: quello che la tiene insieme è l’affetto, la tradizione, i luogo che unificano. Quella di una famiglia basata sui legami dell’amore e al passo con i tempi è una delle grandi sfide di Papa Francesco.

Nel suo intervento del venerdì, Giuseppe Savagnone osserva che vi è una singolare corrispondenza tra le vie del Convegno ecclesiale nazionale Firenze 2015 e il concetto di misericordia: non si tratta di pietà, ma di uno stato di peccato, di abbrutimento da cui Dio chiede di uscire per il riscatto. La misericordia è un appello alle persone perché si rialzino, ma per questo è necessario che l’umanità intera stia vicina a chi ne ha bisogno. Le vie di Firenze 2015 ripercorrono questo viaggio di salvezza: uscire significa andare verso che necessita di misericordia, abitare presso di lui, annunciare la buona notizia per il recupero di un’identità vera. Anche educare è misericordia, perché guida l’uomo nella sua consapevolezza, lo trasfigura. Per entrare nel mondo dell’altro occorre innanzi tutto empatia. Noi dobbiamo essere i primi ad avere misericordia verso noi stessi: se Dio perdona anche noi possiamo, ma a patto di rialzarci con consapevolezza. Ecco cosa significa misericordia: l’amore di Dio verso l’uomo.

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